JIMI HENDRIX
Live at Woodstock
Oggi Coolest Rockin Concenrts vi parlerà della performance di un'artista che ci ha dato tanto,ossia di Jimi Hendrix con il live at Woodstock.Un'esibizione stravolgente,come lo è la sua musica che non morirà mai!
La performance di Jimi Hendrix in chiusura del festival di Woodstock del 1969 è tra i live più intensi di tutta la sua carriera ed ha un’ aura di leggenda. La chitarra di Jimi Hendrix a Woodstock è il suono del rock per eccellenza entrato nell'immaginario collettivo come uno dei punti di svolta nella storia della musica.
L'esibizione del chitarrista a Woodstock era stata programmata in chiusura della rassegna, la sera del 18 agosto 1969, terzo ed ultimo di quei three days of peace, love and music: a causa però dei problemi tecnici e logistici che si verificarono, non ultimo il violento acquazzone che si abbatté sulla zona a metà del secondo giorno, la sua performance dovette essere procrastinata all'alba del giorno successivo.Nella scaletta non manca nulla: i riffoni di "Foxy Lady" e "Purple Haze", la velocità di "Fire", gli standard blues ("Hear My Train a Comin’", "Red House" qui vere e proprie maratone in 12 battute), le jam pure ("Jam Back At The House", "Woodstock Improvisation"). Il suono è molto live e non sempre buono, ma chi se ne importa. Come al solito bellissimi: il vibrato e il tremolo, specie nelle corde basse, l’uso del feedback e del rumore come elemento puramente musicale (vedi l’intro di "Foxy Lady"), il timbro della Stratocaster che si riconosce tra mille; e poi chiaramente la fantasia e la voglia di esplorazione negli assoli. Un Hendrix in forma, in una performance non così inaspettata e oltraggiosa come quella di Monterey due anni prima, ma comunque ottima. Il cui cuore sono i 13 minuti di "Voodoo Child (Slight Return)", un brano di cui tutti dovremmo conoscere almeno il titolo, come Yesterday; buono qui anche il basso di Cox con quel giro discendente che supporta bene le escursioni del chitarrista ormai fuori orbita. E qui il chitarrista aggancia al pezzo i 3 minuti forse più sacri, idolatrati e oltraggiosi del rock dell’epoca: "Star Spangled Banner", ovvero l’inno U.S.A. secondo la chitarra di Seattle: rumore, bordate elettriche ed esplosioni di bombe che portano l’eco del Vietnam sul palco di Woodstock e nella testa degli americani nel modo più efficace, antiretorico e sincero: anni di sit-in e canzoni di protesta spazzati via e resi obsoleti. Un “must”, imitato, clonato, ricostruito programmaticamente laddove l’originale era solo una geniale intuizione improvvisata sugli accordi finali di Voodo Child, a chiusura del concerto e del raduno. Seguono i bis e si chiude con una "Hey Joe" trasfigurata e aggressiva.
Questa performance, più per l’impatto visivo e simbolico (dell’inno in modo particolare) che non per l’aspetto meramente musicale, eleva Hendrix allo stato di icona vivente di ciò che allora era di moda chiamare contro-cultura. L’evento ebbe eco planetario e Jimi ne trasse il massimo; assieme all’esibizione di Monterey, questo fu il picco della popolarità del chitarrista. Fu vera gloria? La discografia di Hendrix è la più intricata della musica moderna; il personaggio Hendrix è uno dei più semplici: il più grande chitarrista di questo sistema planetario. Che però va conosciuto per ciò che ci ha lasciato, non solo per un nome o solo per un’ etichetta.
Il nostro viaggio per scroprire la più famosa performance di Jimi Hendrix si conclude qui.Ci vediamo nel prossimo appuntamento con Coolest Rockin Concenrts! \,,/
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